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Anni fa in aula un professore ci rivolse questa domanda: “Di quante persone deve essere composta un’aula per essere quasi certi che ci siano 2 persone che compiono gli anni lo stesso giorno?”

Ragionando d’intuito, secondo voi qual è la risposta esatta?

50 – 100 – 150 – 200 – 250

Probabilmente, la prima risposta che vi è passata per la mente sarà 150.
In realtà la risposta corretta è 50. Abbastanza sorprendente, non vi pare?

Questo problema si chiama “Paradosso del compleanno” e la spiegazione dal punto di vista statistico la trovate qui.

Come mai la prima risposta d’istinto è stata errata?

Perché la nostra mente è pigra e se può scegliere una risposta semplice rispetto ad una complicata, tenderà sempre a prendere la strada più veloce.

Per dirla in maniera diversa, citando lo psicologo Daniel Kahneman, il nostro cervello è composto da 2 parti:

  • Sistema 1: parte veloce ed efficiente che si occupa di dare risposte immediate ma semplici
  • Sistema 2: parte lenta e “energicamente costosa” che fornisce risposte più elaborate ma più lentamente

La nostra mente è programmata per risparmiare energia, e quindi in generale tenderà ad attivare da subito il Sistema 1 per dare delle risposte, attivando eventualmente il Sistema 2 solo successivamente.

Tornando all’esempio del compleanno:

  • per fornire la prima risposta di “intuito” abbiamo utilizzato il Sistema 1;
  • per leggere la pagina Wikipedia con la spiegazione statistica abbiamo utilizzato il Sistema 2 (notando anche la differenza di sforzo necessaria).

Il problema è che il Sistema 1 quando deve affrontare problemi che hanno a che fare con i numeri si blocca o sbaglia: non è in grado di fare calcoli complicati, di fare previsioni, di stimare probabilità, insomma il Sistema 1 è quel “capo” che di fronte a problemi difficili non decide e se decide tende a fare valutazioni approssimative.

Oggi si parla sempre più spesso di “data-driven qualcosa”, e da ogni parte ci viene detto che utilizzando maggiormente i numeri sarà più facile prendere delle decisioni.

Sono abbastanza d’accordo con questa affermazione, ma se ci troviamo di fronte ad una persona che è molto Sistema 1 (e questo succede spesso), un approccio “data-driven” tenderà a risultare difficile da comprendere, con il risultato che questa persona ignorerà i nostri tentativi di utilizzare i numeri a supporto delle decisioni, per tornare al proprio sistema decisionale classico, dove il Sistema 1 ha il pilota automatico inserito.

E quindi?

Secondo me le persone che vogliono utilizzare un approccio “data-driven” non devono soltanto costruire un sistema di metriche valido per rappresentare la realtà di business e utile per prendere decisioni anche utilizzando i numeri, ma devono fare uno sforzo in più.

Per quanto mi riguarda, il primo fondamentale passo da fare è andare ancora più in profondità definendo il principale problema da risolvere (vedi il mio post precedente sull’analisi dei dati).

Estremizzando si dovrebbe individuare una e una sola metrica di valore che sia rappresentativa della componente fondamentale del proprio business e che agisca da leva per tutte le valutazioni successive.

Perché una soltanto?

Perché presentare tante metriche manderebbe in confusione il “capo” (il Sistema 1 intendo … 🙂 ) ed è importante fornirgli qualcosa di immediato ma di valore su cui porre attenzione.

Non è poco utilizzare una sola metrica?

Beh, una maratona inizia con un singolo passo e chi, come me, ritiene che una maggiore cultura del dato sia necessaria, ha di fronte un lungo percorso da fare.
Per iniziare a correre, il passo più difficile da fare è il primo, quello che ci mette fuori dall’area di confort e ci fa alzare dal divano.

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