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Internet of Things (IoT) mi affascina, perchè cambierà  le nostre vite.
Noi ce ne accorgeremo solo quando sarà  già  accaduto. Succede sempre così.

Pensate al Mobile. Era il futuro, era il presente, è ormai un dato di fatto. Le generazioni di domani non solo lo vedranno come la normalità , ma forse come qualcosa di obsoleto.

IoT lavora allo stesso modo.
Ci sta già  cambiando. Forse ci ha già  cambiato.

IoT non è una tecnologia. Anzi, è indipendente dalla tecnologia, che potrebbe mutare ed evolversi. Definirlo trend sarebbe riduttivo: è un concetto, un punto di vista.

30 miliardi di dispositivi collegati ad Internet: questo accadrà  nel 2020 secondo Gartner, che difficilmente sbaglia. Parliamo di sensori e supporti di ogni tipo, capaci di rendersi riconoscibili ed acquisire intelligenza, grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi ed accedere ad informazioni aggregate da parte di altri.

Non dovete pensare ai nostri smartphone.
Questi sensori saranno incorporati dove neppure potete immaginare: tutti gli oggetti possono acquisire un ruolo attivo grazie al collegamento alla Rete.

Il concetto che un dispositivo possa “acquisire intelligenza” è straordinario: parliamo di oggetti che ragioneranno autonomamente, e ci renderanno la vita più comoda. Proprio perchè si adeguano al nostro stile di vita ed adattano il loro comportamento, confrontandosi con i dati provenienti dalla Rete.
Sveglie che suoneranno prima, se sulla strada tra casa ed ufficio c’è più traffico. Vasetti delle medicine che ci avviseranno in tempo, se per caso ci siamo dimenticati di prenderle. Case che studieranno le nostre abitudini e ci permetteranno di consumare meno. Sono solo alcuni esempi.

Secondo Gartner, grazie ad IoT tra 5 anni ci saranno 250 milioni di veicoli sulle nostre strade, dotati di servizi innovativi e capacità  di guida automatizzate. E cosa dire delle connected kitchen? Permetteranno un risparmio nell’industria food & beverage del 15%, sfruttando i big data analytics.

Quali riflessi potrà  avere l’IoT sul Digital?

Dice Gartner: “IoT technologies are strongly related to digital business, which focuses on business transformation through the merging of people, business and things. The ‘things’ aspects of digital business is the point where the IoT intersects, and this combination will deliver massive economic and business benefits over the next few years (“Agenda Overview for the Internet of Things”, 28 aprile 2015)”.

La sfida di chi si occupa di Digital è quindi l’unione di persone, business e cose.

Cambieranno i processi attualmente esistenti, oppure nasceranno modelli di business completamente nuovi? Probabilmente accadranno entrambe le cose.

Di sicuro, una delle principali criticità  con cui ci dovremo scontrare è ben espressa da Gartner stesso: “The challenge to keeping up is not only the need to match the capabilities of new applications, but also to keep up with a steep learning curve of capabilities that improve as Moore’s Law steadily improves the price and performance of the things. This dynamic barrier to entry will make it difficult for organizations to invest enough to ever catch up. The IoT shows early signs of adoption across a range of enterprises. However, a number of significant barriers and uncertainties must be solved before mass adoption occurs“.

Abbattere le barriere all’ingresso non significherà  soltanto efficientare ed abbattere i costi. Si tratta di rivoluzionare il paradigma di consumo tradizionale: presentarsi ai propri clienti con una offerta esperienziale completamente rinnovata. Fino addirittura ad arrivare a ridefinire alla base il concetto di cosa sia un cliente e di cosa egli si debba aspettare dalle aziende di domani.

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Alessandro Caso
Chief Digital Officer & Partner Intesys

Chief Digital Officer e Partner di Intesys, Alessandro unisce il mondo del business e dell'IT accompagnando le aziende in percorsi di trasformazione digitale.

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