Circa 75 anni fa nasceva il primo computer, una costosissima ed ingombrante macchina usata soltanto da persone altamente qualificate, quali scienziati ed ingegneri informatici, per compiere complesse operazioni di calcolo. L’unico problema dello strumento, oltre alle dimensioni ingombranti, era quello della potenza impiegata nell’elaborazione dei dati, che non sembrava mai abbastanza.
Tuttavia, passò davvero pochissimo prima che il primo personal computer portasse una vera e propria rivoluzione all’interno di ogni casa ed ufficio del mondo. Il computer si trasformava così in uno strumento utilizzato da chiunque e non solo ed esclusivamente da persone altamente formate e specializzate.
Il veloce e repentino cambiamento del target d’utenza, diventato molto più ampio e variegato (da solo ingegneri informatici e persone altamente formate con skills simili si è passati a persone con percorsi formativi diversi come insegnanti, cuochi, medici, studenti…), ha portato alla nascita di una nuova materia, che fosse in grado di capire le diverse esigenze degli utenti e dare soluzioni alle loro specifiche necessità: nasce così la User Experience.
Uno degli obiettivi principali di uno UX designer è quello di far vivere all’utente un’esperienza il più piacevole e positiva possibile, privandolo di sensazioni sgradevoli quali frustrazione, ansia, rabbia e dubbio. I comportamenti di evitamento possono influire molto sull’utilizzo di una tecnologia: non apparire stupido rappresenta, infatti, uno dei bisogni più forti dell’individuo sia nel contesto lavorativo che personale/familiare. Ecco perché molto spesso, di fronte ad una tecnologia complessa da utilizzare, la persona decide di non interagirvi e di allontanarsi e se questo non è possibile comincia a manifestare atteggiamenti di disagio.
Progettare un’interfaccia usabile non è utile solo per diminuire il carico cognitivo dell’utente, ma serve anche a prevenire comportamenti di stress e di ansia. Purtroppo, le emozioni non sono programmabili e pensare di progettare partendo dagli aspetti emotivi di una persona rischia di essere un’impresa del tutto velleitaria.
Come realizzare un’interfaccia funzionale, usabile, flessibile e che sia in grado di soddisfare i bisogni dell’utente senza però porlo in situazioni di stress emotivo?
Non esiste risposta a questa domanda, in quanto non ci sono regole assolute da seguire che permettono di realizzare l’interfaccia perfetta. Tuttavia sono state create moltissime linee guida che ci aiutano a ricordare gli obiettivi di progetto e soprattutto a tenere conto del contesto e per chi stiamo progettando.
In particolare vorrei citare Erik Dahl il quale spiega, attraverso 26 punti fondamentali, degli interessanti concetti su quello che è il mondo della UX. Eccone citati alcuni:
Tutto si concentra sulle persone e non sul prodotto
L’intera progettazione della UX inizia e finisce con le persone
Questo significa che l’utente, con le sue esigenze, deve essere l’obiettivo del progetto e deve essere sempre al centro del processo di sviluppo del prodotto finale.
Il focus è sull’esperienza, non sulla funzione
La concentrazione va focalizzata su un approccio olistico alla progettazione dove si ha come scopo quello di intervenire attraverso diversi piani ma con un’unica finalità. Per comprendere a fondo l’utente non è sufficiente analizzare la sua esperienza in relazione al prodotto, ma è necessario capire le motivazioni che lo spingono a scegliere un prodotto rispetto ad un altro.
Esploriamo l’insieme e i dettagli in una volta sola
Essere UX designer vuol dire lavorare sulla strategia del prodotto, sul costruire singole parti e poi unirle. Progettare User Experience significa anche giocare di equilibri tra la visione globale e quella specifica. Focalizzandosi sul dettaglio si rischia infatti di perdere di vista l’obiettivo finale del prodotto. Viceversa, analizzando il contesto solo in superficie non si riescono a comprendere le giuste dinamiche dell’esperienza, rischiando di tralasciare dettagli apparentemente piccoli ma che, se sommati nella visione generale, possono distorcere ed alterare tutto il risultato.
Contesto, contesto, contesto
Ogni cosa è contesto. Privare il progetto di un contesto sarebbe come sottrarre ai re magi la loro stella cometa; è infatti il contesto che guida l’uso.
Collaboriamo con gli altri
Indipendentemente dalla figura professionale presa in considerazione, che sia un UX designer, uno sviluppatore o un grafico, è importante sottolineare come la collaborazione all’interno di un team sia fondamentale, non solo per lavorare bene ma anche perché comunicare il proprio lavoro consente una maggiore collaborazione e connessione tra le parti, oltre che dare una maggior consapevolezza dei meccanismi che portano al prodotto finale.
Uno degli scopi dello UX designer è studiare i cicli completi di vita di un prodotto e quindi non solo i momenti chiave rappresentati magari dalla sola esperienza diretta con il prodotto, ma anche ciò che vi sta intorno (contesto, tipologia di target…).