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Il digitale è una componente chiave della vita quotidiana. Applicazioni, piattaforme e servizi digitali permeano le attività personali e lavorative, diventando spesso il principale canale di accesso a funzioni critiche: prenotazioni sanitarie, gestione finanziaria, servizi pubblici, formazione e lavoro.
I servizi digitali devono essere fruibili dal 100% degli utenti a cui si rivolgono. E questo non è solo buon senso, ma un requisito fondamentale per l’efficacia, l’inclusività e la sostenibilità di qualsiasi prodotto software. Ecco perché oggi si parla molto di accessibilità digitale e, complici i recenti interventi normativi, se ne parlerà sempre di più nel prossimo futuro.

Accessibilità digitale, un ambito in continua evoluzione

I numeri parlano chiaro: solo in Italia, secondo l’ISTAT, quasi 3 milioni di persone vivono con disabilità che comportano limitazioni importanti alle attività quotidiane, e oltre 9 milioni con limitazioni meno gravi. A queste si sommano le disabilità temporanee, che possono colpire chiunque in modo trasversale, o anche solo situazioni contestuali che rendono difficile o impossibile l’interazione con un’interfaccia digitale.

Prendendo in prestito la definizione di AgID, l’accessibilità digitale è la “la capacità dei sistemi informatici, come siti web e app, di fornire servizi e informazioni utilizzabili da chiunque e in ogni situazione”. Tutto ciò che viene concepito, sviluppato e distribuito in formato digitale deve poter essere utilizzato in modo pieno, efficace e autonomo da chiunque, a prescindere dalle proprie condizioni fisiche, sensoriali o cognitive.

L’accessibilità digitale è un ambito in continua evoluzione, sostenuto da una sensibilità crescente sia a livello culturale che normativo. In particolare, stiamo vivendo una fase di transizione, in cui la consapevolezza c’è ma l’azione un po’ meno: da un lato, infatti, le aziende dimostrano un interesse crescente verso l’accessibilità – spesso spinto, almeno in prima battuta, da esigenze di compliance normativa – dall’altro, i dati evidenziano una realtà ancora distante dall’obiettivo del 100% di accessibilità. Per esempio, secondo le analisi di WebAIM su un campione di un milione di homepage, il 79,1% presenta ancora testi con contrasto insufficiente, una barriera molto rilevante per decine di milioni di persone con patologie retiniche.

Perché investire in accessibilità digitale: obbligo od opportunità?

Investire in accessibilità digitale non è solo una questione di responsabilità sociale: è una leva strategica che impatta direttamente su compliance, inclusività, reach del prodotto e performance complessive. Le ragioni per cui un’organizzazione dovrebbe adottare un approccio strutturato all’accessibilità digitale sono diverse, e si estendono su più livelli: normativo, tecnico, economico e reputazionale.

Gli aspetti legali, come quelli previsti dall’European Accessibility Act

Il quadro normativo è uno dei principali motori dell’adozione dell’accessibilità digitale.

In Italia, il tema ha radici profonde. Già nel 2004, con la Legge Stanca, sono stati introdotti i primi obblighi in materia di accessibilità per i siti web della Pubblica Amministrazione. Da allora, il dibattito si è intensificato, portando alla definizione di riferimenti europei come la Direttiva UE 2016/2102 e, a livello nazionale, alle Linee Guida AgID sull’Accessibilità degli strumenti informatici.

Nel mondo privato, il punto di svolta è arrivato con il Decreto Semplificazioni (DL 76/2020), che ha esteso alcuni degli obblighi della Legge 4/2004 ai soggetti privati che offrono servizi al pubblico tramite siti o app, purché abbiano un fatturato medio superiore a 500 milioni di euro nei tre anni precedenti. Anche per queste aziende è ora richiesta la Dichiarazione di Accessibilità.

Il cambio di paradigma è lo European Accessibility Act (Direttiva UE 2019/882), entrato in vigore il 28 giugno 2025. Si tratta di una normativa ambiziosa, che punta a uniformare i requisiti di accessibilità in tutta l’Unione Europea, estendendoli a un’ampia gamma di prodotti e servizi digitali, anche fuori dal perimetro pubblico. L’Italia ha recepito questa direttiva con il DL 27 maggio 2022, n. 82, introducendo anche sanzioni amministrative fino a 40 mila euro per le aziende non conformi.

Accessibilità e sostenibilità, un rapporto molto stretto

Investitori, stakeholder e consumatori prestano sempre più attenzione ai valori che guidano le aziende, ed è anche per questo che molte imprese integrano i principi ESG nelle strategie di sviluppo. Nel quadro della sostenibilità sociale (la “S” di ESG), l’accessibilità digitale ricopre un ruolo chiave: garantire l’accesso ai servizi digitali a tutti significa promuovere inclusione, equità e pari opportunità, tutti elementi fondamentali per una crescita responsabile.

Migliorare l’UX e le performance di business

L’accessibilità non è un requisito accessorio, ma deve essere un principio abilitante di qualsiasi prodotto digitale. Progettarlo per essere fruibile da tutti significa ottimizzare l’esperienza utente, ampliare la propria audience e, in ultima analisi, aumentare le opportunità di conversione e vendita.

Accessibilità come leva di brand reputation

Un prodotto accessibile comunica attenzione, cura e responsabilità. È un segnale forte, che rafforza la fiducia nei confronti del brand, soprattutto in mercati dove l’etica d’impresa e la trasparenza sono fattori determinanti nelle scelte dei consumatori.

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Come valutare l’accessibilità digitale di un prodotto esistente

Molte aziende si domandano (e ci domandano) se il loro prodotto digitale sia accessibile. Per rispondere, c’è bisogno di un approccio rigoroso e basato su riferimenti normativi e tecnici chiari. In particolare, per la conformità allo European Accessibility Act, lo standard di riferimento è l’EN 301 549, che incorpora i criteri WCAG 2.1.

Da qui, parte un percorso strutturato che prevede la formazione di team multidisciplinari con competenze di UX/UI design, sviluppo frontend e compliance. A livello operativo, per chi vuole adeguare un prodotto digitale già online il primo passo è l’esecuzione di audit tecnici sul prodotto digitale, che comprendono test automatici e manuali e determinano un report di accessibilità. A questo punto, diventa possibile effettuare una gap analysis dettagliata e, soprattutto, prioritizzare gli interventi, bilanciando impatto, effort e benefici. Mentre per chi deve realizzare un nuovo prodotto o servizio digitale, è importante progettarlo già accessibile, aspetto che oltre ad essere metodologicamente corretto, porta vantaggi sia a livello di sviluppo che di resa lato utente.

Il ruolo di Intesys e l’accessibilità by default

Quando un’azienda ci incarica di analizzare e di migliorare un prodotto digitale, ci facciamo carico di tutto il processo di cui sopra. Oltre a seguire queste tematiche da anni e ad aver aiutato i clienti a costruire consapevolezza, riteniamo che il nostro valore distintivo sia la capacità di coprire il tema dell’accessibilità digitale (e i relativi progetti) a 360 gradi grazie a un ecosistema integrato di competenze di design, di sviluppo frontend, di produzione di contenuti accessibili, di delivery e di gestione del ciclo di vita del prodotto software.

Quando partiamo da zero nello sviluppo di un applicativo, possiamo fare anche di più. In questi casi, infatti, adottiamo un approccio accessibility by default, ovvero integriamo l’accessibilità fin dalle primissime fasi del progetto, rendendola parte integrante di ogni scelta: dalla definizione dei requisiti al design, fino alla creazione dei contenuti e allo sviluppo frontend. In questo modo, l’accessibilità non è un’aggiunta, ma diventa una caratteristica nativa del prodotto digitale, che ne valorizza la qualità senza alcuna ripercussione sulle performance.

Per noi, accessibilità significa quindi generare valore duraturo, sviluppare una cultura all’interno dell’organizzazione ed estenderla ai nostri clienti, aiutandoli a riconoscere tanto il valore etico quanto quello strategico delle loro scelte.

Vuoi realizzare o migliorare l’accessibilità digitale di un prodotto o di un servizio? Parlane con il nostro team di esperti!

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Sabrina Lucchese
Visual e Brand Designer

Sabrina si occupa di visual digitale e comunicazione da quasi 20 anni. In Intesys unisce l'esperienza e le competenze in brand experience, corporate design, visual design e interfacce digitali, progettando con diversi metodi e tecniche come il Brand Sprint e Archetipal Branding.

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