Per noi UXer appassionati, il Summit di Architecta è un momento prezioso di formazione e confronto con gli esperti di Architettura dell’Informazione, Design Thinking, UX e Service Design. E anche quest’anno non potevamo mancare.
Il focus dell’edizione 2019 è stato “Progettare per le comunità”, tema che abbiamo approfondito seguendo svariati talk e conferenze, dedicandoci anche alla giornata di workshop. In particolare, con Luca Rosati, guru italiano dell’Architettura dell’Informazione, abbiamo esplorato uno strumento che tornerà utile nei progetti con i nostri clienti: il card sorting collaborativo.
Card sorting collaborativo
Il card sorting tradizionale è una tecnica che mira a categorizzare i contenuti di un dato artefatto, per esempio il menu di un sito, coinvolgendo diversi utenti singolarmente. A ciascuna persona viene chiesto di raggruppare i contenuti in categorie, commentando le sue scelte, in modo da ottenere versioni diverse del menu che, analizzate nell’insieme, portano a definire un menu univoco.
Nel caso del card sorting collaborativo invece, quest’attività è svolta da gruppetti di persone in maniera iterativa: il primo gruppo lavora sulla struttura suggerita in partenza, il secondo parte dal risultato del lavoro del primo gruppo, e così via, fino a che si giunge ad una convergenza in maniera più veloce e condivisa. L’elemento chiave che garantisce l’efficacia di questo metodo, è la scelta di partecipanti che siano effettivamente rappresentativi di tutti gli stakeholder e degli utenti del sito o del portale in questione.
Nella progettazione di soluzioni digitali complesse, che coinvolgono le esigenze di molteplici stakeholder e che prevedono il rifacimento di strumenti obsoleti ma integrati nelle abitudini di una realtà aziendale, il card sorting collaborativo è uno strumento che si rivela utile sotto diversi punti di vista, in quanto:
- prevede di partire da una struttura di contenuti già impostata, e ciò si presta particolarmente alle situazioni di rifacimento di strumenti già esistenti,
- è più veloce del card sorting tradizionale e consente di risparmiare tempo utile in fase di analisi,
- serve a creare una convergenza delle esigenze e a svelare le dinamiche interne ai gruppi di lavoro, entrambi aspetti che si rivelano estremamente utili nei nostri appuntamenti di co-design.
Progettare per le comunità: dal sociale fino alle intranet e alle Architetture IT
Come anticipato, il tema di questa edizione del Summit di Architecta è stato “Progettare per le comunità”, per cui sono state diverse le sfumature presentate in talk e casi studio: dal design dei servizi per la sanità di Humanitas al lean design per le comunità di agricoltori africani, dalla progettazione orientata al cittadino di AgID alle esperienze di community B2B di Alitalia. L’argomento non ha avuto solo un taglio “sociale”: si è parlato di intranet e comunità lavorative, di digital HR, e pure di Architetture API.
Il caso BBC è stato sicuramente il più interessante. Dan Ramsden, Creative Director for UX Architecture, e Simone Ferraro, UX Architect, hanno raccontato l’approccio utilizzato per facilitare la collaborazione tra i 22.000 dipendenti, integrando software e tool diversi e consentendo l’accesso ai collaboratori esterni.
Ramsden ha insistito particolarmente sull’importanza fondamentale della fase di definizione del problema e del perimetro in cui andare ad agire. A questo proposito ha presentato il modello di progettazione divergente e convergente che hanno elaborato all’interno della BBC.
Simone Ferraro ha condiviso l’approccio operativo: grazie a workshop di co-design, che raccolgono attorno allo stesso tavolo diverse funzioni aziendali, riescono ad abbattere i silos interni e allineare tutti i dipartimenti su obiettivi comuni identificando un framework di lavoro condiviso. Con un’Architettura basata sulle API mettono poi in pratica le idee che nascono dai workshop, e creano una piattaforma di dialogo tra i diversi tool e software, facendo sì che questo diventi lo strumento abilitante per rompere le logiche e le divisioni interdipartimentali.
Infine, il tema si prestava anche a considerazioni che andavano oltre le competenze e i casi studio, inoltrandosi nel campo delle cosiddette soft skills. Si è parlato di: conflitto, come elemento da non ignorare all’interno nelle dinamiche di gruppo, sottolineandone invece la positività come elemento di crescita e potenziale cambiamento.
Si è riflettuto poi su come il clima interno ad un’azienda influenzi il valore di ciò che essa produce e concludo con una citazione della Service Designer, Roberta Tassi:
“Se non siamo in grado di costruire un’esperienza di lavoro positiva attorno a noi, come possiamo pensare di progettare esperienze positive per gli altri?”