Mi è capitato spesso di leggere articoli sulla difficile gestione dei dipendenti più performanti, da alcuni chiamati anche “star”, e delle loro richieste.
In un mercato del lavoro dinamico e in continuo cambiamento è necessario che le figure manageriali si “trasformino” per facilitare i risultati dei best performer, e non solo, e di conseguenza dell’azienda stessa. I vecchi stili dirigenziali non sono più idonei per guidare i Millennials e le nuove generazioni che si affacceranno al mondo professionale. In caso contrario il risultato sarà che se ne andranno e il tempo investito per la loro formazione sarà stato vano.
Da Millennials nata negli anni ’80 e da new manager provo a riassumere quali ritengo siano le dinamiche vincenti con il proprio leader.
- Capacità di ascolto e di dare feedback veloci e continui. Migliore è la comunicazione, migliore il rendimento.
- Capacità di dare sfogo alle loro idee e non giudicare prima di pesare il loro operato.
- Disponibilità a dare fiducia e non guardarli male perché mentre svolgono un compito assegnato cercano info su google e condividono un post aziendale o ascoltano musica con le cuffie… sono multitasking e in grado di fare più cose nello stesso momento. Vivono nell’era dei mille stimoli! Avete dubbi? Verificate che le priorità siano state fatte et voilà.
- Premiarli e non intendo solo economicamente. Apprezzano complimenti e gratificazioni. Non costa nulla, ma è un inizio vincente.
- Pianificare un percorso di carriera e mantenere le promesse se i kpi vengono raggiunti.
- Fare gioco di squadra. Sono la generazione della collaborazione e dell’integrazione. Quindi sì ai festeggiamenti per il raggiungimento di obiettivi e a premi non pecuniari come aperitivi e cene.
- Flessibilità: un tema caldissimo direi. In realtà desiderano meno rigidità negli orari e una persona aperta a valutare le loro richieste. Se contenti rendono di più.
- Tempo. Inutile dire che è la risorsa più preziosa, soprattuto nella nostra epoca. Per chi, per concludere un progetto importante, nelle ultime settimane ha rinunciato alla pausa pranzo o ha lavorato fino a tardi, perché non concedere un paio d’ore libere o una giornata? Sono quello che ci vuole per ricaricare le batterie e tornare operativi con motivazione ed energia.
Ogni realtà aziendale valuta le proprie possibilità ma credo che anche qualche piccolo accorgimento di comportamento e di apertura nei confronti del proprio team sia un primo passo importante per una retention di talenti nettamente più alta.
Engagement dei collaboratori = più buon umore = più produttività
Articolo originale uscito su LinkeIn Pulse