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Chi non ha mai pensato, nella propria vita, di voler fare quel lavoro che, appena svegliati la mattina, faccia venir voglia di affrontare la giornata col sorriso? L’idea di un lavoro che piace non è solamente legata al tipo di attività svolta nel contesto aziendale, ma anche e soprattutto all’ambiente che si vive nell’orario di lavoro. Molto spesso sentiamo citare Google tra le aziende più ricercate dai nuovi talenti: il motivo risiede nella sua capacità di unire alla grande innovazione digitale uno spirito e un ambiente di lavoro in grado di trasmettere divertimento, felicità, collaborazione.

All’estremo opposto troviamo le realtà lavorative dominate dal malessere quotidiano, che può prendere origine da molteplici cause: management lontano dai dipendenti, egoismo diffuso, mancanza di momenti di incontro. A volte il lavoro viene considerato come una merce: io pago, tu esegui. Altre volte ci si chiude in difesa delle posizioni acquisite, limitando al minimo lo scambio di conoscenze. E ancora, potrebbe essere un problema più ampio, che coinvolge la vision aziendale e determina incapacità di gestire momenti di innovazione o di crisi.

In realtà simili, risulta inevitabile che si guardi al lavoro come costrizione, privazione del tempo della propria vita, e questo può fortemente incidere sull’impegno e la dedizione espressi ogni giorno nel proprio lavoro.

Se si vuole evitare queste degenerazioni, è indispensabile considerare il benessere lavorativo come un fattore di importanza cruciale. Secondo gli studi pubblicati da Claudio Baccarani, Vittorio Mascherpa e Marco Minozzo sulla rivista Persone&Conoscenze, la felicità nell’ambiente lavorativo è conseguenza di diversi presupposti:

  • Bontà, cortesia e rispetto delle persone
  • Giustizia ed equità di trattamento
  • Lealtà, fiducia ed onestà
  • Divertimento nel lavoro
  • Soddisfazione delle proprie esigenze morali e materiali

Ciò che crea benessere è la corretta interpretazione e applicazione di essi, non solo da parte del management. Una cultura del lavoro in grado di mettere lo star bene al primo posto ha l’obiettivo di diffondere questi valori ad ogni livello dell’organizzazione.

Quando intraprendere una azione di miglioramento del benessere aziendale? Sempre! Non stiamo parlando di una sensazione che si acquisisce in uno specifico momento, poiché deriva da un flusso di azioni e principi etici che – solo se mantenuti costantemente nel tempo – sono in grado di generare frutti positivi.

Per quanto una azienda possa focalizzarsi esclusivamente sulla produttività, lo studio sostiene che le realtà imprenditoriali che hanno cura del benessere lavorativo tendono a realizzare performance migliori. Benessere sul lavoro significa anche e soprattutto coesione, partecipazione e voglia di fare del proprio meglio all’interno dell’organizzazione. Significa, in ultima battuta, passione per il proprio lavoro. E chi ama il proprio lavoro e lo svolge con passione consegna risultati ben differenti, soprattutto dal punto di vista qualitativo.

Resta però da stabilire come produrre benessere. Prossimamente approfondiremo il concetto di meditazione vigile, evidenziandone aspetti positivi e risultati ottenuti.

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