…[il self serving bias] si riferisce alla tendenza a prenderci il merito dei nostri successi e ad attribuire ad altri – il prossimo, la società, la sfortuna – la responsabilità dei nostri fallimenti.
Ho deciso di scrivere questo articolo dopo aver letto questo passaggio di Gianrico Carofiglio, senza dubbio uno dei miei autori preferiti.
Di lui mi piacciono la freschezza nella narrazione ed il realismo dei personaggi. Ma ciò che davvero amo della sua prosa, è che spesso riesce ad esprimere attraverso le parole alcune sensazioni ed emozioni che ho sperimentato, ma che non ero riuscito concretamente a focalizzare in un pensiero definito. Lui ci riesce molto prima e molto meglio di me.
Quando chiudo un suo libro e spengo l’abat-jour – nelle mie letture di fine giornata – provo la piacevole sensazione di uscirne intellettualmente arricchito.
È capitato anche l’altro giorno, quando ho appoggiato “Passeggeri notturni” sul comodino.
Avevo appreso un concetto che probabilmente molti già conoscono, ma che non avevo mai approfondito precedentemente: il “self serving bias”.
Ne lascio la spiegazione alla penna di Carofiglio:
…[il self serving bias] si riferisce alla tendenza a prenderci il merito dei nostri successi e ad attribuire ad altri – il prossimo, la società, la sfortuna – la responsabilità dei nostri fallimenti. Detta in altri termini, il self serving bias è quel fenomeno complesso per cui, in pratica, tendiamo a sopravvalutare le nostre qualità e a sminuire i nostri difetti e i nostri limiti.
Non sono un esperto di psicologia sociale e una semplice googlata dimostra che la letteratura in merito è già ampia e diffusa. Lascio la teoria a chi di dovere. Mi limito ad un breve “esame di coscienza”.
Sfuggire a questo meccanismo pare impossibile, almeno al sottoscritto.
Mi condiziona in ogni momento della quotidianità: al lavoro, nelle passioni, nei rapporti sociali.
Se una cosa mi riesce, nonostante le motivazioni siano probabilmente molteplici (tra cui molto spesso una buona dose di fortuna), tendo sempre a pensare che i meriti siano da ascrivere alle mie capacità e al duro lavoro che sta alla base. Provo una sensazione profonda di “essere pienamente capace” di fare quella cosa, quando molto probabilmente non è vero, o comunque molti altri lo sono quanto me, o di più.
Se una cosa non mi riesce, di scuse ne ho sempre a milioni. Anche quando sono consapevole delle mie responsabilità, e magari razionalmente le riconosco, nel mio intimo prevale l’impulso a rifiutarle e nasconderle.
Le conseguenze più gravi di questo modo di pensare mi sembrano le seguenti:
- Perdo di vista la realtà, perché è molto probabile che io sia molto più imperfetto di quanto mi piaccia pensare.
- Mi chiudo in una bolla di autoreferenzialità, per cui tendo a non prendere in considerazione approcci diversi dal mio di affrontare le cose.
- Nascondo a me stesso limiti e difetti, spostando sempre al di fuori la responsabilità degli insuccessi.
- Mi precludo la possibilità di migliorare, perché solo riconoscendo i propri limiti è possibile lavorarci su.
Carofiglio sostiene che già conoscere l’esistenza ed il funzionamento del “self serving bias” rappresenti un primo passo per provare a riconoscerlo, evitarlo e cominciare ad imparare dalle sconfitte. Concordo al cento per cento, ma aggiungo di più.
Come recita un altro passo del libro, credo che un’ottima strategia sia puntare ad essere persone…
…in grado di vedere le cose da più punti di vista, di notare i dettagli e percepire le sfumature, poco inclini ai giudizi sommari e soprattutto munite di una dote fondamentale […]: la capacità di nutrire dubbi e, in ogni momento, di mettere in discussione con intelligenza le proprie certezze.
Prima di tutto volevo dirLe che mi è piaciuto leggere il suo articolo. È leggero, personale e, nonostante ciò, esplicativo.
Poi volevo chiederLe se Le potrebbe interessare leggere gli articoli del mio blog (tratto di psicologia sociale per ora) L’ho aperto da poco e ne ho pubblicati solo due e visto che ho apprezzato il Suo articolo mi piacerebbe avere un Suo parere.
https://scienzetecnichepsicologiche.blogspot.it/?m=1
ps: sono una studentessa di psicologia e nel mio blog scrivo alcune delle cose che studio. Ho trovato il Suo blog proprio perché cercavo informazioni sul self-serving bias!
Gentile Vanessa, la ringrazio per il graditissimo commento: spero di esserle stato utile, anche se non sono uno psicologo e – purtroppo – non so nulla di psicologia.
Non mancherò di visitare il suo blog e – come lei chiede – di darle (privatamente) il mio parere. Un saluto!
Alberto Mariutto