Negli ultimi dieci anni il termine open source ha iniziato a diffondersi enormemente nel mondo digitale, anche al di fuori della nicchia della programmazione. Un software open source differisce per la pubblica accessibilità del suo codice sorgente, permettendo in linea generale a programmatori indipendenti da ogni parte del mondo di visionare e contribuire al codice realizzandovi modifiche, varianti e miglioramenti.
Numerosi software gratuiti e open, mantenuti da vaste comunità di sviluppatori volenterosi, sono alla base della nostra quotidianità, e forse non ce ne rendiamo neanche conto. Android è open source, OpenOffice e WordPress sono open source. Gran parte dei software e framework proposti da Intesys, come Liferay, Magento e Ruby on Rails, sono open source. Per molte tipologie di software al mondo oramai esiste anche una alternativa open source. Perché open source è prima di tutto una filosofia: quella della trasparenza, della condivisione e della libertà di offrire il proprio contributo al miglioramento di un prodotto.
Open Hospital, progetto per il quale avevamo già speso alcune parole in un precedente articolo, è la perfetta rappresentazione di questo concetto: gestita dalla Onlus Informatici Senza Frontiere (ISF), la piattaforma si pone da anni l’obiettivo di colmare il gap tecnologico delle realtà rurali dell’Africa, offrendo gratuitamente una gestione informatica delle pratiche ospedaliere anche a quelle realtà che di rado possono permettersi sistemi gestionali proprietari.
È un progetto no profit che viene aggiornato di continuo dai contributi volontari degli sviluppatori sensibili alla causa. Grazie ad essi, i medici degli ospedali di diverse aree dell’Africa sono in grado di scambiare cartelle cliniche, richiedere i farmaci necessari, comunicare le cure ai pazienti tramite SMS, istruire il personale medico e molto altro ancora. Un progetto che è attivo da diversi anni e finora ha permesso a diverse realtà di migliorare sensibilmente l’efficienza di ambulatori, centri medici e ospedali.
L’obiettivo di curare un software aperto e gratuito, pensato per sostenere le comunità in difficoltà, costituisce una missione tanto impegnativa quanto nobile e di gran cuore. Un ideale che ha spinto Intesys, anzi, le persone di Intesys, ad avvicinarsi alla community di ISF per dare il proprio contributo.
Dalla collaborazione con Informatici Senza Frontiere nasce Open Hospital 2.0, una revisione del progetto che permetterà alla piattaforma di raggiungere nuovi orizzonti: ci siamo preoccupati innanzitutto di favorire lo sviluppo della community andando a riprogettare il sito web, che ora si presenta con una veste grafica più coinvolgente e fruibile, nell’ottica di aumentare il bacino di sviluppatori interessati alla causa. Ma soprattutto, abbiamo lavorato su un ripensamento di tutto il sistema di scambio delle informazioni:
- è stata adottata la piattaforma JIRA, per comunicare e discutere su roadmap, assegnazione delle issue, gestione dei bug e malfunzionamenti, monitorando lo status dei lavori in tempo reale;
- abbiamo introdotto un sistema di Wiki e Knowledge Management;
- abbiamo integrato GitHub per la condivisione dei repository sorgenti;
- abbiamo implementato un nuovo sistema di Build Automation;
- è in corso l’introduzione di un sistema di continous integration.
L’obiettivo finale di Open Hospital 2.0 e del contributo di Intesys non punta direttamente al miglioramento del software in senso stretto, quanto di tutto ciò che c’è attorno ad esso, elevando ancor di più il valore della community che si è creata e dell’ideale che la mantiene unita.
In una società in cui la tecnologia vive da grande protagonista, ma solo per quelle persone che hanno la fortuna di vivere in realtà sviluppate, l’open source rompe gli schemi emergendo come qualcosa di veramente buono non soltanto per pochi fortunati, ma davvero per tutti. Ed è proprio l’aver aiutato tutti, che oggi ci rende veramente orgogliosi.