“Aprite un ecommerce: venderete tanto con il minimo sforzo”.
“Vendere online è facile ed economico”.
“Tutti possono creare un ecommerce: basta essere un po’ smanettoni”.
Sono solo alcune delle frasi che si sentono spesso tra i professionisti del settore. A mio avviso però rappresentano semplicemente miti da sfatare.
Senza smorzare l’entusiasmo generale – avvalorato dalle statistiche, che evidenziano un aumento costante delle vendite online – è bene precisare che avviare un ecommerce è una scelta che va ponderata e studiata attentamente.
Capire le potenzialità della vendita online è solo il primo passo: internet è un grande centro commerciale pieno di insidie, non è il paese dei balocchi. Dati alla mano, l’80% dei siti ecommerce aperti in Italia chiude nel giro di 2 anni e “chi ce la fa” spesso non è soddisfatto dei proprio profitti.
Poniamo che abbiate già deciso, abbiate già eseguito analisi di settore e dei competitor e siate finalmente online. Funziona come per la nascita di qualsiasi impresa: sono molteplici i fattori che influenzano le vostre strategie di business online. Dovete scegliere i fornitori, selezionare i prodotti, operare scelte in ambito logistico, sulle politiche di prezzo, sulle modalità di pagamento
E poi? Dovete scegliere i vostri collaboratori, nonché creare un team di valore.
Secondo un recente articolo del Sole24Ore, che riprende una indagine di Technical Hunters, sono 4 i profili oggi più richiesti legati al mondo ecommerce:
- Ecommerce manager: è colui che ha l’obiettivo di incrementare le vendite, attraverso una corretta analisi delle dinamiche online. Ha esperienza e forte orientamento al business. Spesso è il responsabile del team e ne guida le scelte strategiche. Da non confondersi con l’online store manager, che occupa un gradino più basso: in pratica è il capo del negozio digitale ed è il braccio operativo dell’ecommerce manager.
- Chief Technology Officer (CTO): è una figura di estrazione tecnica, spesso un ingegnere o un informatico. È responsabile dello sviluppo e della manutenzione della piattaforma di vendita e di eventuali integrazioni (ad esempio con app mobile). È il garante della stabilità tecnica della piattaforma software dell’ecommerce in tutto il suo ciclo di vita, dalla progettazione, all’integrazione con i “mondi” e dati esterni, al continuo aggiornamento migliorativo.
- Web Reputation Manager: è responsabile dell’immagine e della comunicazione del brand sul web. Ha il compito di analizzare la reputazione del brand online, monitorando le conversazioni e individuando gli influencer: una sorta di “guardiano del Word of Mouth”. Si tratta di un ruolo che richiede competenze sociologiche ed antropologiche. Da non confondersi con il Social Media Manager, responsabile di creare un’immagine attraverso i canali Social.
- Datawarehouse manager: si occupa di raccogliere, ordinare, razionalizzare ed analizzare il flusso di Big Data provenienti dall’ecommerce: dati sul target, sui competitor, sulle conversioni, sul comportamento dell’utenza in relazione al sito… Una ricchezza che è a disposizione delle aziende, ma spesso resta inutilizzata: grazie ad un valido datawarehouse manager è possibile trasformarla in strategie per il potenziamento del business.
Quelle elencate sono solo alcune delle figure coinvolte nel business online. Ce ne sono molte altre, tra cui: Digital Marketing Strategist, Web Developer, Graphic Designer, User Experience Designer, Content Manager ma anche Community Manager e Business Analyst e molti atri.
Servono accortezza ed attenzione per comporre un team vincente. Inoltre bisogna valutare al meglio quali professionalità acquisire e quali esternalizzare.
Infine un concetto è imprescindibile: il committente (imprenditore o manager) deve avere familiarità con il mondo del commercio online, altrimenti difficilmente riuscirà a valorizzare e apprezzare le competenze dei singoli. Deve avere un background predisposto alla comprensione, all’apertura, alla conoscenza e soprattutto una certa propensione al rischio.
L’ignoto spaventa, soprattutto chi ha sempre fatto business face-to-face. Ma serve un cambiamento di mentalità e cultura. Terminologie apparentemente “inquietanti” come UX, SEO, SEM, CMS, CRM, Conversioni, Ranking, Visualizzazioni e cosi via… devono diventare il “pane quotidiano” del committente stesso.