È ormai da qualche anno che nell’area Digital Marketing di Intesys abbiamo deciso di abbracciare la filosofia Inbound, disegnando le nostre strategie sulla base dei customer journey delle personas a cui vogliamo indirizzarci, e avvalendoci di strumenti dedicati, in grado di accompagnare il cliente lungo tutta la relazione digitale con il brand, primo tra tutti HubSpot. È stato – ed è tutt’ora – un viaggio estremamente interessante che ci ha portato spesso a riconsiderare quello che facevamo in precedenza e, soprattutto, come lo facevamo.
Sono tante le prassi che abbiamo messo in discussione, ma in questo articolo mi soffermerò in particolare sulle campagne di online advertising, che in linea generale abbiamo sempre gestito attraverso piattaforme come Google Ads, o cruscotti dedicati nei principali social network.
DIGITAL MARKETING 4 BUSINESS
La promozione dei contenuti è Inbound?
La pubblicità online rappresenta probabilmente la quintessenza del marketing outbound: per un “inbounder” alle prime armi, com’eravamo noi alcuni anni fa, era quasi veleno. In un periodo iniziale, l’abbiamo completamente bandita dalle nostre progettualità, spinti da un integralismo puristico di rispetto totale verso il libero arbitrio del navigatore.
In precedenza, ne facevamo largo uso e l’ammontare dedicato all’affitto spazi rappresentava una percentuale davvero consistente nei budget di marketing dei nostri clienti: alcuni di loro avevano effettuato anche importanti investimenti nel native e nel programmatic e – ai vecchi tempi – non era raro che ci appoggiassimo alle famose “concessionarie”, per pubblicare gli annunci dei nostri clienti nei siti dei quotidiani più conosciuti e cliccati.
La svolta puristica è durata qualche tempo, ma alla fine non ci ha convinto:
Abbiamo quindi ricominciato ad inserire l’online advertising nelle nostre strategie digital B2B, ma con una ratio completamente diversa rispetto a prima, quando spesso questa tipologia di attività rappresentava il fulcro delle nostre progettualità.
Come utilizzare campagne Advertising come Google Ads per raggiungere risultati
Oggi prevediamo e realizziamo attività a pagamento quando – insieme al cliente – riteniamo che possano risultare utili all’interno di strategie molto più ampie, dove i touchpoint sono molteplici e le sponsorizzazioni possono rappresentare uno di questi. E non è così vero che il booster dell’advertising può ledere il libero arbitrio del consumatore: se fatto con logica e professionalità, permette alle persone di trovare esattamente quello che stanno cercando, nel posto giusto e al momento giusto. Cioè il mantra dell’Inbound Marketing, la nostra stella polare.
Le piattaforme su cui pubblichiamo i nostri annunci sono diverse, ma quando la necessità è lavorare sulla parte bassa del funnel, puntando alla conversione di utenti già caldi, molto spesso ci orientiamo (oltre che su determinate campagne social) sulla rete di ricerca di Google Ads, con un’attività di remarketing a supporto, sulla rete display di Google (la famosa GDN).
Le novità introdotte negli ultimi anni dalla storica piattaforma di Google sono molteplici, ma la sostanza è rimasta più o meno la stessa: nel B2B la combo keyword advertising+remarketing rimane un classico affidabilissimo, soprattutto se si cerca una lead generation di qualità. È quanto stiamo realizzando per diversi brand a livello nazionale e internazionale, per i quali abbiamo messo in campo strategie a medio lungo termine, basate sulla produzione di contenuti di valore e sulla costruzione di percorsi di conversione che rispondano alle necessità degli utenti. Molto spesso agevolare la conclusione del viaggio del proprio potenziale cliente, attraverso la “spinta” data da una campagna di online advertising, può ritenersi una scelta davvero vincente.
Ovviamente quella di cui sopra non è l’unica tipologia di campagna che si può realizzare su Google Ads, anzi: dipende sempre da una molteplicità di elementi, primo tra tutti gli obiettivi di marketing. È però indubbio che sia quella che ci chiedono maggiormente i nostri clienti, con risultati decisamente soddisfacenti: la realtà dei fatti ci ha dimostrato come l’inserimento di strumenti outbound, all’interno di logiche inbound, rappresenti un valore aggiunto determinante.
Non solo: può capitare che progettualità inbound di lungo periodo, strutturate e complesse, traggano origine da esigenze molto più semplici, come ad esempio la richiesta, da parte di un cliente, di fare online advertising. Si tratta infatti di attività perimetrate nel tempo e nell’effort, in cui è relativamente semplice controllare i costi e calcolare il ritorno sull’investimento: sono elementi che rassicurano le aziende, specie se hanno a che fare con un nuovo fornitore.
HubSpot: agire nel breve, pensando nel lungo periodo con una piattaforma scalabile
Come si suol dire l’appetito vien mangiando e, conversione dopo conversione, succede che i brand scelgano di aumentare i propri investimenti e puntare su attività più globali, a medio-lungo termine.
Questo è uno dei motivi che ci spinge a scegliere piattaforme modulari e scalabili fin da subito, anche per progetti molto circoscritti nelle tempistiche e nei budget.
In questo modo, se dovesse esserci da parte del nostro interlocutore la volontà di cambiare marcia, non saremmo costretti a buttare il lavoro fatto fino a quel momento: potremmo invece utilizzarlo come base di partenza per le evoluzioni future, avendo già nativamente tutte le fondamenta di un ecosistema adeguato a visioni di lungo periodo. Se invece il nostro cliente decidesse di non ampliare le proprie vedute, potrebbe comunque trarre vantaggio dall’utilizzo di funzionalità e caratteristiche che solo piattaforme di alto livello possono garantire, anche con investimenti relativamente limitati.