Siamo quasi arrivati a metà agosto: molti voi avranno già pronti gli ombrelloni per il mare e le scarpe da trekking per la montagna, ma avete già preparato anche le ottimizzazioni da fare alle vostre strategie digitali al ritorno dalle ferie?
È il momento giusto per ricapitolare i trend di cui tenere conto, guardando a ciò che può esservi veramente utile e senza fermarsi al livello “aria fritta” delle buzzword che sono sulla bocca di tutti. Intelligenza artificiale in ogni salsa, web3, video ovunque, siti web e ChatGPT: che valore aggiunto possono effettivamente dare?
Ecco per voi una fotografia del mercato allo stato attuale, o più nello specifico di dove si è spostato il ‘livello base’ sotto il quale un’azienda non può andare per essere competitiva.
Intelligenza Artificiale, per tutto e per tutti
L’intelligenza artificiale quest’anno è stata sulla bocca di tutti, su argomenti che spaziavano dalla pura operatività alla sostenibilità e alle visioni future dell’etica.
Questo non significa che si tratti di una novità, anzi, sappiamo bene che esiste e viene impiegata da moltissimo tempo: quello che ci dice la struttura dell’evento è che ha raggiunto un livello per il quale è considerata un requisito di base e non un vantaggio competitivo di cui fregiarsi.
Si parla ancora di interrogativi come “Ma l’AI ci sostituirà tutti, ci farà perdere il lavoro e conquisterà il mondo?”, ma l’orientamento complessivo degli speech puntava di più sul mostrare strumenti utili per lavorare meglio. Questo accade anche perché l’AI dovrà ancora macinare parecchi dati ed evolvere per essere più affidabile: è il caso, per esempio, delle “allucinazioni” quando i prompt mandano in crisi il software.
Vi riportiamo però alcuni strumenti interessanti di cui abbiamo sentito parlare:
- GoCharlie (nuova declinazione contenuti blog e social, suggerisce idee, puoi dargli in pasto anche i contenuti dei competitor)
- Jester AI (scrittura di copy e caption suggeriti in base a foto)
- Vidyo.ai (genera versioni ottimizzate in format brevi di video lunghi)
- Descript, Colossyan, D – ID, deepbrainAI, Synthesis, Captions (tool di trascrizione, montaggi a partire da un testo, generazione di video parlati con avatar o modelli reali)
E per concludere in bellezza, un sito che suggerisce nuove applicazioni AI sul mercato: https://theresanaiforthat.com/
Cosa può fare la differenza in termini di competitività? Saper approcciare l’AI nel modo corretto per ottenere il risultato desiderato, per esempio inserendo i prompt design più adatti, e l’utilizzo (attento e consapevole) di strumenti come Chat GPT facendo fact checking e contrastando le fake news.
Brand e inclusività
Nel sistema di oggi, sia l’ammirazione che l’inclusività giocano un ruolo di rilievo e si connettono nel magnetizzare contatti verso un brand.
Il nostro cervello, scientificamente parlando, ha un numero limitato di decisioni che può prendere al giorno e che organizza andando a saturazione, non per priorità: l’attenzione di un potenziale contatto va quindi catturata attraverso la percezione, e i clienti di oggi cercano esperienze in grado di arricchirli come individui.
Ai clienti di oggi, però, non basta solo l’arricchimento nell’esaudire i propri desideri tramite un prodotto o un servizio: si aspetta anche un riscontro sul piano dell’impegno sociale effettivo da parte dell’azienda.
Nel mondo B2C si parla già da molto tempo di consumatori molto più consapevoli: questo vale in generale (quindi anche nel B2B) per le generazioni più giovani e la loro consapevolezza verso le tematiche sociali. E oltre a essere più consapevoli, sono anche più suscettibili.
Cosa bisogna fare, quindi? Dopo le parole, i fatti: brand activism, partecipando ad iniziative pratiche a sostegno delle cause che già sposiamo a voce, e parlarne (non per vantarci, ma perché se sosteniamo una causa è giusto che lo facciamo anche diffondendo informazione sul tema).
I brand di oggi sono chiamati a mostrare (e dimostrare) cosa fanno attivamente per sensibilizzare, promuovere cambiamenti o risolvere problemi.
Il digital marketing in fuga da META
La comunicazione social è in continua evoluzione e negli ultimi anni si stanno mettendo in forte dubbio l’efficacia e l’efficienza delle piattaforme di META in una strategia di social media marketing.
Sono tanti i motivi per cui Facebook e Instagram stanno perdendo il loro appeal, sia per quanto riguarda i contenuti organici, sia per le campagne a pagamento: l’engagement medio di questi social network è in calo costante, la qualità delle interazioni è sempre più scarsa, così come la qualità dei contenuti stessi.
Ma ci sono anche ragioni più specifiche:
Uno dei pochi lati positivi è che CPC (Costo Per Click) e CPM (Costo Per Mille impressioni) medi di Facebook stanno scendendo, ma questo perché sempre più interazioni arrivano dall’area asiatica e del Pacifico.
Ma quali sono le alternative?
Le alternative sono numerose e variano in base alle esigenze comunicative: TikTok ha uno dei CPC minori in assoluto e offre dei risultati potenziali tra i migliori, ma richiede uno sforzo non indifferente in termini di creazione di contenuti. YouTube, se ben integrato all’interno di una strategia ampia e che sfrutta diversi touchpoint, può dare ottimi risultati anche per il mercato B2B. Telegram è forse lo strumento migliore per le aziende che vogliono creare, coltivare e fidelizzare community, non avendo un limite di iscritti a un canale; in questo caso è cruciale fornire alla community solo contenuti estremamente pertinenti e di valore.
GA4, BigQuery e Looker Studio
BigQuery è un servizio data warehouse di Google, molto efficace per creare report accurati e utili per chi fa business online in GA4. Tuttavia, le potenzialità di GA4 e BigQuery vengono spesso limitate da implementazioni errate, sia dal punto di vista strategico che operativo. Scopriamo come l’integrazione tra BigQuery e GA4 può ottimizzare il funnel di conversione e migliorare le prestazioni delle campagne online.
Tra i principali vantaggi di BigQuery:
Mai più senza contenuti video
Uno dei trend più influenti degli ultimi anni nel digital marketing riguarda l’importanza dei contenuti video. L’avvento di TikTok, Instagram Reels e YouTube Shorts non ha avuto effetto solamente sulle rispettive piattaforme, ma ha impattato sulle persone in maniera diffusa e pervasiva. Avere sempre più contenuti video a disposizione nei propri feed, infatti, spinge gli utenti dei servizi social a essere sempre meno coinvolti e interessati dagli altri tipi di contenuti: immagini statiche, anteprime di articoli, gif, caroselli, etc.
L’impatto di queste nuove piattaforme, o sezioni di piattaforma, si riflette sulle caratteristiche stesse dei video: per risultare coinvolgenti e suscitare partecipazione e interazioni, infatti, serve che i contenuti siano brevi (in alcuni casi c’è un limite imposto di 60 secondi), il più possibile leggeri in termini di tone of voice e che il formato sia verticale per adattarsi agli schermi degli smartphone, sempre più utilizzati nella navigazione web; Statcounter stima che a giugno 2023, in Italia, i contenuti web siano fruiti per il 54% da mobile e per il 44% da desktop. A livello globale, invece, il rapporto è di 60% contro 37% a favore del mobile.
L’ovvia difficoltà nel seguire questa tendenza è dovuta all’impegno richiesto per la creazione di video, anche molto brevi: per creare contenuti che abbiano le caratteristiche appena elencate, infatti, è imprescindibile rivolgersi a un professionista specializzato e investire una quantità di tempo e denaro non indifferente. Questo è lo “scoglio” che fa sì che molte realtà aziendali siano ancora restie rispetto a questo tema.
Inoltre, l’utilizzo sempre più massivo di questo media fa sì che serva un ulteriore sforzo per rimanere aggiornati sulle tendenze in rapidissima evoluzione: oggi, per esempio, è fondamentale inserire sottotitoli e caption dato che una grande fetta di utenti guarda i video senza audio, oltre che per questioni di accessibilità. Vista la mole crescente di contenuti video, è cruciale anche dedicarsi accuratamente alle immagini di copertina e ai campi dei metadati, anch’essi importanti in un’ottica di accessibilità, oltre alle logiche di Search Engine Optimization (SEO).
La fotografia lasciata da questa disamina ci parla di un settore che sta vivendo un periodo di grandi trasformazioni: una spinta sempre più importante verso le tecnologie di intelligenza artificiale, che stanno diventando imprescindibili e non rappresentano più un puro vantaggio competitivo; una rilevanza sempre maggiore su temi che permeano la società, più che l’ambito digital, come la sostenibilità, l’inclusività e l’accessibilità; uno spostamento delle modalità e dei mezzi comunicativi verso piattaforme nuove o considerate finora secondarie.