Sono trascorsi solo pochi decenni da quando si usava la stretta forte di mano per concludere un affare qualsiasi. Oggi è solo un lontano ricordo, i parametri sono cambiati: viviamo nella società della spettacolarizzazione, dove è necessario apparire. Il cibo è diventato protagonista indiscusso della nostra quotidianità ed anche nell’approccio commerciale, come potrebbe verificarsi nelle aziende dove lavoriamo.
Invitare un cliente a cena o colazione in un bel locale con dell’ottimo cibo è il miglior modo per iniziare un rapporto di collaborazione che – se portato a buon fine – significherebbe guadagno e lavoro per noi e incremento di business per lui.
Questo ragionamento si basa sull’osservazione di ciò che succede intorno a noi: siamo bombardati dalla diffusione di contenuti mediatici sul cibo, da programmi come “Masterchef”, “Cuochi e Fiamme”, “La Prova del cuoco” e altri ancora, fino ai blog (come quello di Chiara Maci) o alle app per smartphone, utili per cucinare e per imparare nuove ricette.
Tale processo di seduzione ha messo in secondo piano alcuni importanti aspetti che caratterizzavano il cibo (la territorialità, le tradizioni culturali, il sapore), fino a trasformarlo in un’opera d’arte in stile “periodo cubista” di Picasso. Il risultato è la perdita dell’aspetto legato alla percezione sensoriale: sapore e profumo in primis. Nei casi meno virtuosi, il cibo diventa un puro mezzo per dare sfogo alla vanità dello chef di turno: mettere il cibo nel piatto in modo estroso può non essere sufficiente… tanta scena, ma la sostanza?
Nonostante alcune eccezioni, sono convinta che i messaggi legati al tema dell’alimentazione risultino estremamente positivi. La sociologia moderna indaga i fenomeni legati al cibo come momento di socializzazione e comprendere il funzionamento della società umana, i meccanismi di causa ed effetto nella dinamica tra individuo e gruppo sociale, spinge ad approfondire la riflessione.
L’emotività e la gioia che caratterizzano il momento dell’alimentarsi può avere risvolti importanti nel contesto lavorativo, tra colleghi ma anche con un cliente. Naturalmente se il setting è gestito con oculatezza, buon senso, cultura e capacità imprenditoriale.